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L'integrazione scolastica delle persone con disabilità è un banco di prova del livello di civiltà raggiunto da un Paese. Preoccuparsi dell'integrazione significa parlare il linguaggio dei diritti e della democrazia. Per un Paese democratico, infatti, garantire a tutti i cittadini il diritto all'educazione e alla crescita personale costituisce un impegno fondamentale, che non è possibile tradire se non al prezzo di smarrire la propria identità. Assicurare tale diritto alle persone con disabilità rappresenta la frontiera più avanzata di questa tensione ideale. L'integrazione, però, non può esaurirsi in un'idea-guida, per quanto fondamentale e irrinunciabile. La qualità dell'integrazione ha precise condizioni strutturali e pedagogiche. Occorrono strategie, metodi e strumenti per dare corpo a un'integrazione capace di realizzare un effettivo diritto alla formazione. In assenza di tutto questo, si rischia di scadere in una retorica pedagogica fatta di buone intenzioni e scarsi risultati. Il presente lavoro situa il proprio specifico in questo delicato snodo pedagogico: l'individuazione dei metodi e degli strumenti in grado di fare la qualità dell'integrazione scolastica. E in questa direzione propone idee e riflessioni volte a coniugare i fondamenti teorici con le dimensioni pratiche del lavoro sul campo, così come deve fare ogni lavoro autenticamente pedagogico (dalla Prefazione di Massimo Baldacci).