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Col problema "lavoro" tutti dobbiamo misurarci quasi quotidianamente: il singolo, le imprese, gli imprenditori, la società, il sindacato, le istituzioni, l'economia, la politica. Il dibattito, all'ordine del giorno, si è acceso ulteriormente nel momento di pandemia che stiamo vivendo, ma la discussione verte generalmente su domande sempre e solo molto concrete, del tipo: Che lavoro fai? Dove lavori? Quanto guadagni? C'è lavoro? Hai prospettive di miglioramento retributivo? Molto defilato un tema altrettanto cruciale, che, invece, è stato assunto come filo conduttore di queste pagine: che cosa vi è nel lavoro, oltre il guadagno o insieme al guadagno? Quale l'impatto del lavoro nel presente e nel futuro del singolo, della famiglia, nella vita sociale e di relazione? Sono questioni che ampliano l'ambito del lavoro ad una prospettiva interdisciplinare, in direzione delle scienze umane, della pedagogia in modo particolare. Da ciò il titolo del volume: "Lavoro e pedagogia del lavoro", allo scopo di dare forza e centralità a questo tema anche in educazione dove, invece, esso riceve ancora poco spazio, venendo equivocato come "formare" al lavoro per migliorare produttività e profitto. La pedagogia del lavoro, senza negare l'importanza anche di questo aspetto, persegue obiettivi ulteriori, apparentemente meno concreti, in realtà decisivi per la vita delle persone: non solo come posso insegnare il lavoro, ma che cosa può insegnarci il lavoro. Il lavoro come esperienza fondamentale per la vita buona delle persone. In fondo si poteva anche cambiare il titolo di questo volume con "pedagogia nel lavoro".