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Sul finire del Settecento, un libro sulle api, sul modo di governarle e sulla loro utilità, scritto dal pugliese Antonio Maria Tannoja (1727-1808), riscosse un notevole successo e meritò all'autore l'iscrizione a socio della famosa Accademia fiorentina dei Georgofili. Dopo più di duecento anni, la scoperta di quel testo ha spinto Angelomichele De Spirito ad illustrarne il contenuto, che è quasi una "summa" e un'esposizione critica dell'apidologia del tempo. E, poiché l'autore, oltre ad essere uno tra i migliori entomologi del Settecento, era anche un discepolo di sant'Alfonso de Liguori, e meglio noto come suo primo biografo, De Spirito ne ricostruisce la storia di vita nel contesto socio-religioso del suo istituto e dell'ambiente circostante. Ne risulta un sorprendente spaccato di storia culturale, in cui Tannoja e le sue api, coltivate e osservate per quasi mezzo secolo, appaiono concretamente coinvolti in quel progetto di riforma e di diffusione di un nuovo approccio scientifico, tecnico ed economico, inculcato da pensatori come Ludovico A. Muratori e Antonio Genovesi nel secolo dei Lumi.