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Molti eventi della storia del Novecento rappresentano una prova della vulnerabilità dell'essere umano. Con le due guerre mondiali e lo scoppio della bomba atomica l'Occidente ha dovuto fare i conti con la sua fragilità, rinunciando al sogno di controllo sul mondo. Una instabilità accresciuta con il nuovo millennio: la rivoluzione tecnologica ha privato il soggetto umano dell'esclusivo possesso del terreno dell'azione, lasciando all'intelligenza artificiale il compito di costruire la realtà virtuale; la legge del mercato, alla base del sistema capitalistico, ha fatto entrare in scena forze che superano le entità statali; il fenomeno migratorio ha rivelato la necessità di pensare se stessi e la propria comunità non più in modo monolitico. Riflettere sulla vulnerabilità diventa una necessità, che il volume prova a indagare in tre tappe. La prima è dedicata all'inquadramento concettuale della vulnerabilità come motore etico dell'azione; la seconda alla riflessione politica e al ruolo della vulnerabilità come base per una nuova giustizia; la terza alle potenzialità della vulnerabilità sul terreno bioetico. È così che l'uomo, scoprendosi sempre più esposto e indifeso, si vede implicato in prima persona in una rete di relazioni e dinamiche di portata globale decisive per la sua vita.