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Lo scopo teorico dichiarato da Mancini nell'Ethos dell'Occidente è di rintracciare la "radice morale del diritto", elaborando appunto una filosofia del diritto. Nel corso della sua analisi l'ethos, l'eticità come capacità del soggetto agente di distinguere fra bene e male e avere un orientamento valoriale, va mostrando la sua origine non astratta ma intrisa di esperienza e tradizione, vale a dire appartenenza a un costume, a un popolo. La prospettiva si allarga così alla filosofia politica, delineando una "filosofia del popolo" dove il popolo è il luogo genetico della radice morale. Il percorso storico-filosofico, con fratture e riprese, segue due vie - antica e moderna che insieme disegnano una ideale contemporaneità o via "perenne" della filosofia (da Aristotele a Kant, da Tommaso d'Aquino a Vico, da Agostino a Hobbes, fino a Croce, Gramsci, Schmitt, Kelsen) costellata di concetti chiave: oggetto morale, diritto naturale, libera volontà, legge universale, coscienza, giustizia. Quest'ultima, racchiudendo in sé le possibili interpretazioni filosofiche e teologiche, sta alla fine e all'inizio di quello che Mancini definisce l'ethos del futuro, con cui si chiude il volume: in Paolo e nell'irrompere dell'avvenimento di Gesù Cristo la giustizia assume un'inedita valorizzazione.