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Gli scritti di Eugenio d'Ors in "cinquecento parole" sono talmente "geniali" da esser divenuti la cifra della sua produzione filosofica. Un genere dove il genio si manifesta in lampi brevissimi, o parole altamente poetiche, capaci di condensare in piccoli sistemi le più controverse questioni filosofiche, e non solo: la storia del mondo (1936), la filosofia (1941), l'igiene (1941) e, sinora inedita, l'angelologia. Sinossi così ricche da poter condensare in poche pagine l'intera parabola del pensiero occidentale. Nei due testi qui per la prima volta tradotti - un compendio all'opera maggiore Introducción a la vida angélica (1939) - la sua prospettiva sugli angeli è anche uno squarcio antropologico sulla condizione umana, che individua fra la dimensione del conscio, dell'inconscio e del subconscio, una "sovracoscienza" ove interviene l'assistenza dell'angelo: un luogo sub specie aeternitatis, appunto, dove storicità e eternità si incontrano.