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Con Paolo De Benedetti ci troviamo davvero in un "luogo di incontro per sapienti". Dove la sapienza, come spiega lui stesso in questo libro, non è un conoscere intellettuale elargito dall'alto, ma una modalità dell'ascolto e della parola, dell'interrogazione e del dubbio, dell'ironia e della compassione. Una sapienza riconoscibile nel piccolo trattato dei Pirqè avot, o Detti dei padri, che è una collezione di massime sapienziali e morali raccolte nella Mishnà (il nucleo di compilazione della legge orale che ha dato luogo al Talmud). I "padri" sono autori vissuti, all'incirca, tra l'epoca di Esdra (IV secolo a.e.v.) e il II secolo dell'era volgare. Anche se si tratta di autori diversi vissuti in epoche diverse, ciò che sorprende è una uniformità di stile, una modalità di suscitare attenzione e di ricondurla all'insegnamento della Torà. Uno stile in cui riconosciamo lo stesso Paolo De Benedetti, nell'esercizio vivo e gioioso della conoscenza: quasi a tracciare una "catena della ricezione" che, di generazione in generazione, passa dalla Torà ai detti dei padri, alla tradizione rabbinica, giungendo nei secoli fino a noi. (Gabriella Caramore)