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Inganno, intrigo, finzione, suspence. Un ascensore che non sale e non scende, una piscina in cui non si può nuotare, uno specchio che non riflette, una tromba delle scale visibile solo frontalmente, luci che filtrano al di sotto di una porta che, invece, si apre su una stanza buia. Luoghi comuni privati della loro essenza. È il gioco di illusioni che caratterizza le opere di Leandro Erlich, il giovane artista argentino che ha fatto della manipolazione percettiva la sua formula creativa. Il volume, curato da Irma Arestizábal, è il catalogo della mostra di Roma (Macro 3 febbraio - 7 maggio 2006) che ospita quattro installazioni ambientali dell'artista.