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"C'è controtempo, una specie di controcanto interiore nella poesia di Monia Gaita. Qualcosa, come onde pietrificate di voce che inquietano da dentro il flusso che potrebbe impetuosamente e, verrebbe da dire, meridionalmente scorrere con i suoi flutti arricciati, le saporite spezie di una lingua, i silenzi irrimediabili. Insomma, potrebbe essere la buona, e solita raccolta di poesie di donna innamorata (di un uomo, di una terra, di un cielo) scritta in una lingua che mai rinuncia a farsi sentire come piacere (e dolore) della lingua. Ma c'è quel controtempo. Quel controcanto. E allora finisce quel che ci si aspetta, quel che si pensa di sapere, quel che in parte abbiamo già visto, magari disseminato con minore perizia o minore convinzione anche in altri testi di poeti e poetesse, ed inizia invece il mistero della poesia di Monia Gaita..." (Dalla prefazione di Davide Rondoni)