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"Angeli muove da un'ambientazione storica - la Torino borghese della fine del 1938 - nella quale a mano a mano si assiste alla comparsa e all'intensificarsi di premonizioni misteriose di quell'Apocalisse che di lì a poco si rovescerà sull'Europa. Le premonizioni vengono avvertite solo da taluni - i ricoverati del manicomio torinese in primo luogo e pochi, sofferenti 'eletti' ai limiti della visione. Poi, in un crescendo irresistibile di pathos e di mistero, nel romanzo si fa strada il fantastico: un libro scomparso che racchiude la chiave dell'enigma, la presenza sulla Terra degli angeli invidiosi e dolenti descritti nel Libro di Enoch, ma anche dei Giusti, nascosti tra i personaggi principali: un giovane psichiatra, una donna tormentata e visionaria, un gesuita antropologo, un maggiore delle SS... Questo scrittore, che è anche psicoanalista, e che ho avuto occasione di avere al mio fianco nella ideazione del mio film su Sabina Spielrein, ha un'autentica vocazione al fantastico e all'immaginario. Non è un caso che la citazione che apre l'ultimo capitolo sia tratta da un film come 'Blade Runner', e difatti tutto il romanzo è cinematografico: dalla scrittura essenziale ed efficace al movimento incalzante verso lo scioglimento, costruito con il montaggio sapiente di storie apparentemente staccate che si intersecano e si interrompono a vicenda per completarsi infine in un unico affresco." (Roberto Faenza)