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Dopo "Il flauto di vertebre", pubblicato in questa stessa collana, che raccoglieva poesie degli anni giovanili, con "Ode alla Rivoluzione" prosegue la pubblicazione delle principali poesie di uno dei protagonisti assoluti della grande letteratura russa del primo Novecento, quel Vladimir Majakovskij (1893-1930) con il quale tutti dovettero confrontarsi e la cui popolarità raggiunse il suo apice proprio all'epoca della rivoluzione. Gli anni compresi in questa antologia vanno dal 1916 al 1923, fino praticamente alla morte di Lenin, a cui viene dedicata un'enfatica poesia in occasione del suo cinquantesimo compleanno, e un'altra solo tre anni più tardi, dopo la diramazione di un comunicato ufficiale sul suo cattivo stato di salute (Lenin scomparve nel gennaio del 1924). Majakovskij aveva salutato con entusiasmo la Rivoluzione d'Ottobre e si era messo al suo servizio con tutte le proprie forze. L'adesione, anche euforica, doveva mano a mano lasciare il posto ad un rapporto più complesso e a tratti ambivalente, ma gli anni fino al 1923 vedono Majakovskij lavorare accanitamente e con passione alla Rosta, l'agenzia telegrafica russa, per la quale realizzò oltre 3000 'finestre', manifesti di propaganda con immagini e slogan; inoltre, sempre nel 1923 il poeta divenne direttore della rivista "Lef", organo del fronte di sinistra delle arti. Le poesie di questo volume sono quasi completamente radicate nella cronaca di quegli anni, al punto che si possono leggere anche come frammenti storici.