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È stato Carlo Betocchi, accompagnando con una prefazione l'opera prima di Alberta Bigagli, "L'amore e altro" (1975), a richiamare per primo l'attenzione su questa poesia rara sia per autenticità sia per forza espressiva, evocando una sorta di ascendente ideale per quella raccolta la cui "struttura prosastica è essenzialmente un'opera di poesia", i "Canti Orfici" di Dino Campana. A quell'esordio poetico, già di per sé maturo, sono seguiti trentacinque anni di ininterrotta ricerca, con l'esplorazione del linguaggio in tutte le sue forme, in un progetto di decostruzione e di ricostruzione della parola poetica; una ricerca che ha potuto avvalersi in primo luogo di quegli incontri di Linguaggio Espressivo che la psicopedagogista Alberta Bigagli ha tenuto nelle sedi più disparate, dagli angusti spazi del carcere, ai cortili degli ospedali psichiatrici, fino alle aule universitarie. Non si deve pensare, dunque, a due mondi separati di attività, al contrario; l'intrecciarsi delle due e-sperienze si è rivelato fondamentale in entrambi i campi, consolidando ulteriormente quell'inclinazione all'accoglienza altro all'interno del proprio mondo creativo che è uno dei fondamenti della poesia di Alberta Bigagli.