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"Franco Foschi è uno scrittore che approda, saltuariamente e per motivi ineffabili, al porto della poesia, che gli consente libertà inimmaginabili. Tanto da concedergli di parlare, nella stessa silloge, di amore, e fin qui niente di strano (ottimo argomento per tentare, come diceva Pasolini per sé, di dare stile al caos), ma anche di politica, e qui qualche brivido potrebbe insorgere. [...] Dopo la sezione di questo libro intitolata 'Amore', emotiva e qua e là feroce, ci separiamo con disagio dalla sezione 'Politica': no, troppo breve! La vena polemica, lo sbeffeggiamento, l'ira, e talvolta la rabbia autodiretta di provare solo malinconia di fronte a un evento anti-umanità, sono gli strumenti di Franco, che si definisce "fondamentalmente non-tolstoiano in questo mio cocciuto amore per l'uomo". Strumenti che maneggia con mani da giocoliere e lanciatore di coltelli: agili, veloci, precise..." Dalla prefazione di Stefano Benni.