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Apparsi per la prima volta postumi nel 1927, i "Racconti indiani" di Stéphane Mallarmé (1842-1898) hanno, come altre opere del grande poeta, un'origine 'd'occasione'. Verso la fine del 1892 MalIarmé, frequentatore assiduo del salotto di Méry Laurent, vi incontra Edmond Fournier, che gli parla dei "Contes e légendes de l'Inde ancienne" di Mary Summer (1878), che trova molto interessanti e attraenti ma un po' deboli stilisticamenre. Mme Laurent, presente alla conversazione, si augurava allora di vederli riscritti da Mallarmé, che dunque volle venire incontro al desiderio dell'amica, scegliendone alcuni. E certamente questi racconti devono molto a quelli di Mary Summer, anche se, come già notava M.C. Cuénot in un suo articolo, "sarebbe sbagliato credere che l'intervento di Mallarmé si sia limitato a qualche ritocco qua e là. Egli ha anzi operato diversi cambiamenti di dettaglio e d'insieme particolarmente rivelatori del suo genio". Né, d'altra parte, l'origine 'd'occasione' dei "Racconti indiani" deve far pensare a qualcosa di forzato o di esteriore, ad una precaria adesione dello scrittore al suo soggetto. In realtà, il tema esotico, che percorre tutto il Romanticismo francese, acquisisce un rilievo ancora maggiore proprio nei padri della poetica simbolista e il poeta di "Erodiade" non poteva non restare affascinato da questo viaggio in Oriente tutto letterario, ma nel quale distanza geografica e distanza culturale trovano composizione nella parola.