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Il volume racconta la vicenda professionale di Ruggero Savinio (Torino, 1934) radunando dipinti, disegni e opere su carta dalla fine degli anni cinquanta al secondo decennio degli anni duemila, mettendo in evidenza il rapporto fra ricerca pittorica, cultura letteraria e memoria autobiografica. La sua lunga carriera, fra Roma e Milano, testimonia la tensione verso un "assoluto" pittorico capace di guardare ai maestri del passato con la freschezza di una scoperta declinata al presente. Il suo è un Novecento "altro", fedele alle proprie ragioni e indifferente alle mode dell'arte contemporanea, cui ha sempre opposto una composta e imperturbabile visione del mondo. Sotto l'epidermide sensibile di piccoli tocchi di colore, si compie la "peripezia luminosa" della sua pittura, che conduce in luoghi ameni e idilliaci, pur sotto un velo di malinconia e di inquietudine: nostalgia, forse, di una perduta "età dell'oro".