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Primavera 1740. Bernardo Bellotto (1722-1780), nipote e allievo di Canaletto (1697-1768), parte diciottenne per la Toscana. Un intreccio di idee coraggiose e intelligenti è all'origine di questo viaggio. La prima, e fondamentale, è quella di creare nella Toscana dei Lorena il vedutismo, il più internazionale dei generi artistici del momento, architettata dal marchese Andrea Gerini (1692-1766), eccelso collezionista fiorentino, con l'amico veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo (1680-176l), conoscitore e antiquario. La seconda è la volontà di conferire al nascente vedutismo fiorentino del Settecento la modernità illuminista di Canaletto, invitando a Firenze il suo alter ego, come maestro di prospettiva e di tecnica pittorica e d'esempio per Giuseppe Zocchi (1717-1767). Affidare questa impresa a un artista giovanissimo significava riconoscere il suo genio: ma Zanetti, mecenate di Bellotto, uno dei personaggi più abili, brillanti e innovativi nel mondo culturale del Settecento, era infallibile nelle sue intuizioni. Bellotto supera la prova da ambizioso pittore illuminista e all'avanguardia, creando per la nobiltà toscana le vedute più emblematiche di Firenze e Lucca (dove si reca in autunno, prima di far ritorno a Venezia), per la prima volta riunite in mostra assieme alla serie di eccezionali disegni di Lucca raccolti dal re Giorgio III d'Inghilterra: immagini di grande bellezza e di un peculiare rigore prospettico e documentario. Questo volume racconta la straordinaria avventura toscana di Bellotto, quasi giorno per giorno, con le opere e i documenti che le accompagnano, inizio e punto di partenza della sua carriera di grande pittore europeo del Settecento.