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Mario Giacomelli ha elevato la fotografia a quella nobiltà appartenente al segno che, riprendendo le parole di Roland Barthes, le ha permesso di "accedere alla dignità di una lingua". Negli anni sessanta l'artista elabora, su sceneggiatura di Luigi Crocenzi, la trasposizione fotografica della lirica di Giacomo Leopardi A Silvia. Di questo primo seme, da cui nasceranno negli anni ottanta le note serie leopardiane del fotografo marchigiano - L'Infinito e A Silvia, nella sua versione definitiva - fino a oggi si erano perse le tracce. Riscoprirne lo sviluppo non solo ci riporta a uno snodo cruciale nella storia della fotografia italiana, ma ci mostra anche la straordinaria evoluzione stilistica ed espressiva di Mario Giacomelli e il suo stretto rapporto con la poesia.