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Spazi industriali, oggetti e mezzi meccanici, semi, polveri, radici sospese. Luigi Bussolati costruisce un racconto in cui l'industria si dissolve in germinazioni, cortecce, residui naturali che simulano universi. Crea un corpo unico in cui la luce restituisce un'idea di creazione, non importa se naturale o umana/meccanica: le categorie traboccano confondendo i propri perimetri e innescando nuove possibilità.