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"Agli inizi degli anni settanta il mio lavoro, pur facendo parte di quella corrente definita da Menna 'Pittura analitica", si presentava tuttavia con caratteristiche particolari: non era un quadro, né una scultura, non aveva telaio, né tela, ma rompeva il concetto di quadro in frammenti; il muro entrava a far parte dell'opera, non era più il destinatario passivo. Gli elementi si disseminavano nello spazio. Tentavo di riscrivere una mia sintassi della pittura, esaltando le caratteristiche della pittura e della superficie e l'attenzione analitica al colore, che accoglievo tutto per trasformarlo in 'oltre'. In periodi più vicini a noi il mio lavoro seguiva nuovi orientamenti, indagava l'essenza dello spazio come luogo di propagazione del colore, cercando di spostare la linea della conoscenza. I miei frammenti sono corpi inquieti di pittura proiettati nello spazio, che fluttuano in formazioni piccole e grandi e recano segni di una plasticità ansiosa e di una felicità visiva di un colore pulsante di vibrazioni luminose." (Pino Pinelli). Presentazioni di Giuseppe Sala, Filippo Del Corno, Domenico Piraina e Michele Coppola.