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Dipingere ad acqua significa dare vita a "idee trasparenti" su di un supporto, la carta, che per sua natura costringe l'artista a continue sperimentazioni e a un certo grado di imprevedibilità nella resa finale dell'opera. Nicola Magrin, con una paletta di colori straordinariamente essenziale - blu, verde, nero, ocra -, sfrutta magistralmente le potenzialità evocative di questa tecnica ed esplora i silenzi, le luci, la natura e gli abitanti di un paesaggio alpino universale. Legato a doppio filo alla letteratura - sue le copertine di Jack London, Primo Levi, Paolo Cognetti ("Le otto montagne") per Einaudi - lascia trasparire nella sua opera anche profonde suggestioni dalla cultura orientale, sempre in equilibrio tra ispirazione e disciplina, ma anche la sua assidua frequentazione della filosofia, dei maestri dell'illustrazione, del cinema d'autore e dei libri di viaggio e avventura. La carta è legno e dunque nell'acquerello valgono gli stessi principi che permettono alla linfa di risalire il tronco di un albero: diluendo il colore, Magrin sublima tutti questi rimandi nella traccia di un racconto raffinato e assolutamente riconoscibile.