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"L'inattesa meraviglia offerta dallo scorgere il proprio volto, come fa Marguerite Yourcenar con i sentimenti dei suoi personaggi, mi ha suggerito di ritornare a sporgermi sul 'fiume specchiante' che Caterina Arcuri propone per questa mostra. Provo ad ascoltare a memoria il brusio dell'acqua tra i sassi o il monocorde silenzio del grande fiume; ne scorgo la trasparenza della forma, con le sue ombre, disegnate come pause che delineano lo spazio; il riflesso della superficie che, scandendo il tempo, si dilata sino a disperdere la propria forma nell'impalpabile spazio dello specchio. Caterina cerca, attraverso l'artificio del materiale diafano, di guidare l'occhio dello spettatore a sperdersi nel suo filtro. Spinge a scorgere, a riconoscere, dunque, a porsi nella dimensione dell'incontro che è proprio della vita. È una scelta necessaria per dar agio alla metafora di farsi desiderio di un intimo naufragio che spinge l'artista oltre il minimalismo formale del suo procedere per strutture primarie: Caterina ha voluto lasciare che il 'tempo' trovasse una sua forma, una sua immagine." (Massimo Bignardi)