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In un percorso cronologico che va dal 1890 al 1935 vengono rievocate le vicende dell'arte italiana prima, durante e dopo la Grande Guerra. Gli anni inquieti, precedenti il conflitto, vedono da parte dei simbolisti, dei divisionisti e dei secessionisti l'impegno a denunciare o a rappresentare il disagio sociale e la profonda crisi esistenziale che sembrano presagire il disastro. La guerra, vista come una grande occasione di rinnovamento radicale, ha conosciuto una massiccia adesione da parte degli artisti partiti volontari per il fronte. I primi sono stati i futuristi che, come Balla, Marinetti, Severini, Carrà, hanno caratterizzato con una produzione pittorica e grafica straordinarie la fase dell'interventismo, seguiti da Funi, Sironi, Cambellotti, Soffici, Rosai, ma anche da Sartorio e Viani. Partendo da esperienze diverse hanno saputo creare, sperimentando nuovi linguaggi in questa eccezionale circostanza, un immaginario suggestivo di questo evento di proporzioni mai viste. Molti di loro, come Bonzagni, Chini, Viani, Soffici, Casorati, Cagnaccio di San Pietro, Wildt, Baroni, Martini, li ritroviamo infine negli anni controversi del dopoguerra. La celebrazione della vittoria e il ricordo dei caduti li vede impegnati in quella dimensione monumentale e classica che domina, con l'avvento del fascismo, la grande stagione del cosiddetto Novecento.