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La pubblicazione della tesi sul pittore Jacopo di Paolo, discussa con Roberto Longhi nel 1937 da Francesco Arcangeli (Bologna, 1915-1974), è un atto dovuto nei confronti di uno degli esponenti più importanti della storiografia e della critica artistica del dopoguerra. Primo tra i numerosi allievi bolognesi a laurearsi con Longhi, Arcangeli vi affronta lo studio di una personalità di difficile comprensione nel panorama della pittura bolognese del Trecento, così come era stato tracciato solo pochi anni prima dal maestro. Il suo esame, insieme alla fitta corrispondenza con Longhi che ne accompagna la stesura, consente di apprezzare nel suo affermarsi una personalità di storico e di scrittore dalle doti già sicure e insieme di precisare i modi di costituzione della scuola longhiana, basata su un innovativo rapporto con l'opera d'arte. Offre altresì il destro per una rilettura alla luce delle più recenti acquisizioni critiche del percorso di Jacopo di Paolo, tra i più emblematici interpreti della svolta "neo-giottesca" della pittura bolognese di fine Trecento.