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Sin dalla sperimentazione delle prime cancellature, all'inizio degli anni sessanta, Emilio Isgrò ha eletto il linguaggio a oggetto e strumento della propria opera, dispositivo attraverso cui leggere e ricostruire il mondo. La pratica stessa della cancellatura si è dilatata nel corso dei decenni tanto nelle forme quanto nelle intenzioni, accentuando l'orizzonte utopico di cui l'arte è portatrice. Siciliano profondamente legato, pur nella distanza, alla sua terra, Isgrò ha fatto lievitare attraverso i suoi lavori il carattere polifonico e la pluralità di senso costantemente sottesi alla storia e alla identità isolana, pluralità che ne costituisce ancora oggi la componente più profonda e attuale. Un itinerario sfaccettato e denso di implicazioni che intreccia i suoi percorsi alle traiettorie della nostra storia e del nostro tempo.