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Giuseppe Modica, singolare autore di una pittura rigorosamente riflessiva e meditativa in cui il tempo, la luce, la memoria sono continuo oggetto di indagine, è una delle figure più significative della ricerca artistica contemporanea. Molti critici e storici dell'arte - come Maurizio Fagiolo dell'Arco, Claudio Strinati, Guido Giuffrè, Vittorio Sgarbi, Maria Teresa Benedetti e Sebastiano Grasso - e scrittori - come Leonardo Sciascia, Antonio Tabucchi e Giorgio Soavi - si sono interessati alla sua pittura per il fascino, la suggestione, l'originalità, la capacità di meraviglia che animano i suoi dipinti. Ma anche perché "Modica è un artista che procede in costante sviluppo, con esemplare coerenza e continuità, sul filo di un tema visivo che è sempre lo stesso ma si moltiplica e si scompone in una miriade di idee nuove" (Strinati). Scrive Marco Di Capua in catalogo che "il valore aggiunto di questa pittura, il suo tratto più necessario e attuale, è quello di inventare spazi depurati, stanze di decompressione, architetture del nulla. Progettazione, alta stilizzazione e massima articolazione del vuoto".