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Oggi non possiamo non riconoscere che un importante gruppo di artisti piemontesi - tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento - abbia tracciato un solco indelebile nei prati del Divisionismo, del Post-divisionismo, inseguendo il filo incandescente della luce: Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Medardo Rosso, Cesare Maggi, Matteo Olivero, Angelo Barabino e poi Giacomo Balla e Carlo Carrà. Questi ultimi hanno traghettato l'arte italiana anche sulle cime altissime del Futurismo e in seguito della Metafisica, del Novecento (Carrà) e dell'astrattismo ottico percettivo (Balla). Tutti questi artisti hanno dato vita alla creazione dell'orizzonte del moderno, alla scoperta di un mondo da esplorare, alla possibilità di far scaturire, dalla materia ciò che per noi, fino a quel momento, era invisibile, nascosto tra percezione e scienza. Dagli anni cinquanta, sino a oggi, Torino e il Piemonte sono stati una fucina di movimenti e di singole identità che hanno avuto e hanno, tuttora, una valenza internazionale per qualità e importanza.