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La natura e la memoria, il riferimento al mito classico mescolato al racconto del quotidiano, i percorsi labirintici che si snodano nell'alternanza di vero e falso, natura e artificio, immagini reali e riflesse, sono le tematiche ricorrenti nelle opere di Alik Cavaliere (Roma 1926 - Milano 1998), uno degli scultori più interessanti del secondo Novecento, capace di una ricerca complessa e stratificata. La sua vicenda creativa, che dimostra interessanti tangenze con il surrealismo, la metafisica, l'esistenzialismo, il nouveau réalisme - movimenti rispetto ai quali l'artista si pone con originali proposte, tracciando però un percorso autonomo -, si arricchisce della dimensione del racconto, un racconto aperto, libero nello spazio e nel tempo, svolto non solo attraverso la scultura, ma anche nella pagina scritta, in una serie eccezionale di appunti, riflessioni, disegni, che sono in parte pubblicati qui per la prima volta. Un materiale affascinante e complesso che permette di penetrare nei labirinti esistenziali dello scultore, fatti di esperienze, ricordi, ipotesi, progetti, cui egli ha attinto variamente per plasmare la materia: l'occasione per guardare nello specchio magico in cui l'identità dell'uomo e dell'artista si rivela, prima di passare attraverso l'artificio della scultura.