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In una Bulgaria dominata dall'inganno, dalla criminalità e dalla miseria, si intrecciano le storie di alcune donne che, con ostinazione, vivono e lottano pur senza perdere dolcezza e ironia. A Radomir la gioia e la pace rappresentano un'utopia irraggiungibile per chi si trova a dover sopravvivere tra sesso, alcolismo, prostituzione e piccole rapine: un mondo brutale, dove la libertà e la vita stessa sono considerate beni di cui chiunque può appropriarsi nell'indifferenza generale. Dopo "Sinfonia", "Lo stesso fiume" e "La donna che mangiava poesie", in questo nuovo romanzo Zdravka Evtimova continua a indagare i temi che le sono più cari e disegna figure femminili che si ergono come guerriere, donne che, se pur precipitano nel baratro delle proprie esistenze, non perdono mai dignità, speranza e tenacia.