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Chi ha vissuto in montagna sa bene che una parete di roccia piuttosto che un bosco di abeti sono, come riporta l'autore del libro, specchi sonori dell'anima. Le sensazioni e le suggestioni ti entrano dentro e non sai mai se sono il frutto di una fantasia estemporanea o se vengono da vibrazioni che persistono nell'aria per anni o secoli e in alcuni casi vengono addirittura dallo spazio profondo. Sedendo d'inverno su un pendio innevato è facile scorgere frammenti di neve e ghiaccio che si staccano dalla crosta e iniziano a rotolare. Se la neve è fresca la palla di neve che rotola si ingrossa e ingloba nuova neve diventando a volte una valanga. La mente dell'uomo al cospetto della natura è una sorta di palla di neve che rotola e man mano che i pensieri affiorano dall'inconscio, l'orizzonte si allarga e la mente vaga all'infinito in spazi illimitati e in frammenti di tempo indefiniti. Claudio Ronco, scienziato sofisticato e rigoroso, ma anche uomo di montagna semplice e istintivo, usa la metafora dell'eco come elemento unificante di eventi e storie, forse frutto di fantasia, o forse frutto di memorie ancestrali che il tempo e le montagne gli riportano alla mente.