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"La Tabula mundi di Giovanni di Gaza occupa un posto di rilievo nell'ambito della poesia ecfrastica d'età imperiale: la descrizione delle figure a carattere cosmico raffigurate sulla volta delle terme invernali della città palestinese viene rivissuta dal poeta, sotto l'impulso anagogico dell'ispirazione, nei termini di un viaggio verso le realtà celesti, costituendo in tal modo una suggestiva anticipazione del tema del viaggio ultramondano così caro alla letteratura medievale. L'interpretazione in chiave allegorica delle immagini offre l'opportunità al poeta grammatico di enucleare in questi versi la sua concezione della creazione e del creato; il tema è di particolare interesse perché proprio fra la fine del V e l'inizio del VI secolo si sviluppa un acceso dibattito tra i filosofi neoplatonici ancora aderenti alla religione tradizionale e i cristiani riguardo all'eternità del cosmo. In queste pagine si è cercato di ricostruire per quanto possibile la posizione del poeta nell'ambito del pensiero dei (...)".