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'Gli studi bandelliani degli ultimi quarant'anni mostrano una mappatura completa delle questioni pertinenti l'autore e il narratore, la raccolta e il racconto; e non solo di quelle ormai risolte con ampio consenso scientifico, ma di quelle ancora, e irrimediabilmente, pendenti nonostante l'acribia dell'indagine filologica, critica, erudita. Delle une e delle altre questo ritorno a Bandello riprende il filo solo di sbieco, da una prospettiva meno consueta, assumendo i paratesti editoriali (dell'autore e dello stampatore) e soprattutto quelli letterari (le dedicatorie delle novelle) come vie di accesso non a temi ma a tempi, categorie della temporalità diverse e intrecciate. Ci sono i tempi della princeps, nella storia del genere novellistico e nell'età della censura; i tempi della progettazione del libro e del suo allestimento per la stampa; i tempi della riflessione di Bandello sulla propria poetica, e polemica, linguistico-letteraria. E c'è, soprattutto, un modo nuovo di trattare in prosa il sentimento del tempo, con effetti multiprospettici che inducono un anomalo principio d'ordine in una raccolta che si dice senza 'ordine veruno'."