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"Chiunque sfogli il nostro libro sarà combattuto dal desiderio di non leggere oltre, almeno per un giorno. Ogni vivente si sente in modo indefinito corresponsabile per questo tramonto di ogni umanità, di ogni sorta di civiltà, di ogni rispetto per chi, come lui, nacque essere umano. Se poi è socialista e combatte contro la possibilità di un ritorno di simili orrori, respira a polmoni pieni perché chiaramente la vittoria sarà delle forze creative dell'umanità, indipendentemente dal colore della loro pelle e dalla loro lingua madre. Se ci avessero detto nel 1920, quando tornavamo a casa dalla guerra mondiale profondamente colpiti nel nostro spirito, che in capo a vent'anni avremmo viste tutte le atrocità di tutti i sistemi coloniali superate da un'epoca del crimine quale mai non era esistita - per mano di tedeschi, contro europei - non avremmo ritenuto folle chi osava vomitare questi discorsi antiumani? Cosa poteva essere peggiore di tutte le guerre coloniali? Non avevano forse, gli inglesi, legato dinanzi ai cannoni i figli di quel vecchio popolo indiano ricco di cultura, per poi spararli in aria, di modo che i loro corpi non potessero mai più rinascere? E ora non ci sarebbe da narrare di crimini ancor più terribili, compiuti da tedeschi? Adesso, lettore, apri queste pagine, sprofondati in esse: quel che vi si riferisce non riguarda i tempi di Caligola o di Domiziano ma i tempi di certi Hitler e Himmler; e tu devi apprendere che non avevi ancora alcuna idea della bassezza a cui può giungere l'anima moderna." (Dalla prefazione di Arnold Zweig)