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Dopo Brezze (2018), il titolo ispirato alla natura e i contenuti tratteggiati sullo sfondo della Liguria paterna, dopo Pulviscoli (2019), un nomignolo più prossimo alla tecnica cui fanno seguito suggestioni germinate nella materna terra di Lomellina, ecco Stupori a chiudere l'esile trilogia: sin dalla copertina entrano in gioco i sentimenti e le pagine che seguono rimandano principalmente al vissuto dell'autore, specie agli anni milanesi degli studi musicali. Anche in questo caso apre il volume un grappolo di poesie (Nonostante), seguito da epifanie e brevi racconti (Fioriture e Cadenze): versi che intendono proseguire l'escavazione espressiva avviata in precedenza, con l'idea di acuire la ricerca sulle parole e i legami (e i silenzi) tra esse; e poi un girovagare per piazzette e contrade di paesi e città, annotando osservazioni, emozioni e dettagli un po' biografici e un po' sulla gente, all'interno di scenari non privi di ironia che potremmo definire stagionali. Il tutto avviluppato entro un'inquietudine esistenziale rilevabile sin dalle prime pagine della trilogia e qua e là emergente finanche nelle ultime righe di quest'ultimo volume: talvolta fonte di ispirazione e pungolo espressivo, talaltra visionaria tessitura esornativa.