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In Italia molti territori stanno conoscendo quella che è comunemente definita contrazione urbana: dismissione del patrimonio edilizio, svalutazione dei prezzi immobiliari, perdita di competitività, suburbanizzazione e insorgenza di criticità sociali. Un fenomeno che sembra lontano dall'essere uno sfortunato accidente locale e che appare invece sempre più come un effetto strutturale di un nuovo sistema organizzativo e spaziale globale, germogliato negli anni '70 in seno alla post-industrializzazione e arrivato oggi alla sua maturità. Il giudizio su questa nuova congiuntura urbana è controverso: da alcuni è vista come una manifestazione patologica, e auspicabilmente temporanea, del sistema economico, mentre da altri è salutata come un'attesa occasione per la decrescita felice della città verso una rinaturalizzazione dei suoli. Comunque la si veda, questa congiuntura è destinata a lasciare a terra un vasto patrimonio dismesso - fuori dal raggio d'azione della rigenerazione urbana - che deve quotidianamente e pragmaticamente trovare forme di convivenza e interazione con un altrettanto vasto patrimonio che continua a essere abitato e utilizzato, seppur in molti casi obsoleto. Un quadro, dunque, tanto lontano da quello di una diffusa rigenerazione urbana quanto da quello di un felice ridimensionamento. Questo volume intende muovere le proprie riflessioni nello spazio tra queste due posizioni ideologiche antitetiche, interrogandosi sull'effettiva reversibilità del fenomeno urbano, sulle disparità e diversità che hanno caratterizzato e caratterizzano la crescita e sulle strategie urbanistiche e territoriali che possono, nel prossimo futuro, garantire la compresenza tra ciò che è dismesso e obsoleto e ciò che continua a mantenere il proprio valore d'uso e di mercato. In ultima analisi cerca di tratteggiare alcuni percorsi e orizzonti per una visione della città dopo la lunga stagione della sua crescita, negli spazi fisici ed economici nei quali la rigenerazione urbana stenta a entrare