Tab Article
La scrittura periodica non è tra le prime componenti che vengono in mente quando si pensa al secolo che ci ha fatti; eppure l'Ottocento non sarebbe stato lo stesso senza la presenza di gazzette, giornali e riviste nel contesto pre e postunitario, e il fascino che la "carta veloce" ha esercitato sul pubblico italiano. Strumento di dialogo intermediale e transnazionale, i periodici emergono come veicoli di informazione e di acculturazione nei decenni centrali del secolo, e si affermano dopo l'Unità come punti di riferimento nella formazione di lettori e lettrici di specifiche comunità immaginate. Questo volume riflette sul giornalismo italiano a partire da una serie di interrogativi: chi è il pubblico dei periodici nell'Ottocento? Qual è il ruolo di giornali e riviste nella formazione della cultura moderna? Quale il rapporto tra istituzioni, potere politico e giornali? E ancora, in che modo l'evoluzione della professione del giornalista può essere approfondita dallo studio di figure meno note, come Giuditta Lampugnani e Camillo Cima a Milano, o Vincenzo Torelli a Napoli? Infine, in che modo il pensare l'Ottocento da momenti storici diversi ci consente di parlarne in modi nuovi, di tracciare linee guida e percorsi inediti, anche grazie al contesto digitale? Scritti di Bianca Maria Antolini, Sara Boezio, Massimo Castellozzi, Morena Corradi, Patrizia Landi, Alessandra Palidda, Loredana Palma, Maurizio Punzo, Silvia Valisa.