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Un Grande Gruppo nella sua oscillazione nel reale e nel mentale tra lo stato di massa e quello istituzionale si racconta non come oggetto di una ricerca ma come soggetto stesso della ricerca di cui i suoi studiosi, sul confine tra il loro Io e il Noi gruppale che li contiene, si fanno i corali portavoce. Questo insieme è qui esplorato ed espresso nei confini reali e immaginari (luoghi, dimensioni); nella complessità delle sue relazioni multilivello (individui, piccoli gruppi, istituzioni, società); nelle sue origini dal Caos e nei suoi costanti rapporti con esso (psicosi); nell'enorme carica energetica (assunti di base) che al suo interno lo coagula e lo frammenta in scismi, conflittualità, ideali, passioni; nelle parabole evolutive che tendono a definire e indirizzare i suoi percorsi processuali; nella fluttuazione tra una dimensione razionale, che origina gruppi di lavoro e istituzioni, e una affettiva che gestisce la sua sopravvivenza ed espansione come gruppo. Il materiale antropologico osservato è tratto da svariate condizioni gruppali (cliniche, didattiche, esperienziali di vario tipo) in Italia e all'estero, in diversi momenti della vita dell'autore stesso. Il Grande Gruppo è osservato, nelle sue parabole, attrattori strani e processi catamnestici, usando dispositivi psicoanalitici. Nella nuova situazione gruppale, diversa da quella classica, il setting diviene multistrato, il transfert è sincronico e l'interpretazione agìta in una forma più consona a esprimere gli stati di coscienza ed i linguaggi emozionali unitari e identitari della trasformazione da duale a plurale del Grande Gruppo.