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Nell'ambito dell'azione sociale, e in particolare nel mondo della scuola, valutare costituisce un'esigenza imprescindibile. A tal punto che in questi ultimi anni si è imposta un'autentica frenesia valutativa. Ma si ha sempre una chiara consapevolezza di che cosa comporti l'attività di valutazione, dal triplice punto di vista dei fini, delle modalità e della deontologia? Perché la valutazione non avvenga nel segno di facili illusioni (e quindi della delusione), è urgente mettere ordine nelle idee e dare un senso alla prassi. Nel momento in cui gli istituti scolastici diventano sempre più autonomi, o si moltiplicano e si diversificano le azioni educative (progetti educativi d'istituto, interventi didattici ed educativi integrativi), e in cui si lanciano operazioni di ampio respiro (flessibilità dei curricoli, percorsi di apprendimento personalizzati...), è necessario proporre un quadro capace di aiutare i protagonisti della scuola (dirigenti, insegnanti, genitori) a valutare in maniera pertinente. Vale a dire mettere davvero la valutazione al servizio dell'azione educativa. «È questa valutazione, la valutazione formatrice, che il libro di Hadji profeticamente propone in anticipo di oltre trentanni rispetto al dibattito e alla normativa attuale della scuola. I vantaggi di questo modo di lavorare sono indiscutibili» (P.C. Rivoltella).