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Le pagine che seguono aprono un dibattito di grande interesse nella dottrina penalistica. L'autore, nel riproporre la configurazione soggettiva del diritto di punire, percorre vie desuete, che la moderna dottrina ha quasi dimenticato; rivisita categorie e paradigmi un tempo accolti, ma oggi quasi del tutto trascurati; eppure la chiave di lettura che vedesse nel lavoro di Abukar Hayo un mero "ritorno al passato" sarebbe riduttiva e minimalista. Egli trae ispirazione dalla dottrina classica, ma ne "reinventa" i contenuti; e soprattutto li fonda su un terreno per certi versi inesplorato. In primo luogo, coglie un legame fin qui inosservato tra la teoria dei sentimenti morali di Adam Smith e la teoria delle Kulturnormen di Max Ernest Mayer; la dinamica simpatetica, descritta dal primo, è vista come la precondizione del divenire giuridico dell'ordine delle relazioni umane, esaminato dal secondo. In questo contesto, la dimensione pregiuridica del "sentire comune" entra quasi a far parte della dimensione giuridica, giacché il sun patos dello Smith, che uniforma i comportamenti umani intorno al modello socialmente approvato, assicura la prevedibilità della condotta altrui nelle relazioni umane "catallattiche"; e tale prevedibilità è intesa come l'embrione della regolarità e dunque come il nucleo essenziale della norma giuridica.