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L'entrata in vigore del D.Lgs. n. 104 del 2 luglio 2010 ha segnato una tappa storica nella giustizia amministrativa italiana. L'appuntamento della codificazione, tuttavia, pur portando ad una razionalizzazione della disciplina processuale da molti auspicata, ha lasciato perplessi su più di un aspetto, in particolar modo per quanto concerne le tipologie di azioni proponibili. Tra queste, una posizione di rilievo merita senza dubbio l'azione di condanna dell'amministrazione ad un facere specifico avente ad oggetto un atto illegittimamente denegato, meglio conosciuta, con terminologia mutuata dall'ordinamento germanico, come azione di adempimento. Le incertezze che hanno accompagnato la sua previsione nella genesi del Codice del processo amministrativo, la svolta giurisprudenziale segnata dalle due Adunanze Plenarie nn. 3 e 15 del 2011, con i perduranti dubbi che si sono riscontrati in dottrina, pongono l'interprete di fronte alla necessità di chiarire la portata di tale strumento processuale, al fine di valutarne non solo e non tanto l'astratta ammissibilità, quanto piuttosto - questione ben più delicata - l'ambito e le modalità di applicazione in un rinnovato sistema processuale che, per la prima volta in maniera esplicita, risulta improntato al canone dell'effettività della tutela (art. 1 c.p.a.).