Tab Article
Little Dog ricostruisce in una lettera alla madre la storia della sua famiglia, segnata dalla guerra del Vietnam e dall'emigrazione negli Stati Uniti. Arrivati in America nel 1990, Little Dog e sua madre Rose si stabiliscono in Connecticut, dove lei si mantiene facendo manicure e pedicure. Ma la donna soffre di un disturbo da stress post-traumatico che si manifesta in violenti scoppi d'ira contro il figlio, alternati a gesti di tenerezza assoluta. Con loro abita la nonna Lan, che ha vissuto il dramma della guerra in prima persona: fuggita da un matrimonio combinato con un uomo molto più anziano, è costretta a vendersi ai soldati americani per mantenersi. Little Dog, crescendo, si fa interprete del dialogo impossibile tra le generazioni della sua famiglia tutta al femminile, unendo due donne che non parlano l'inglese e faticano a integrarsi nella cultura americana. Prendendosi cura degli altri, Little Dog impara a conoscere se stesso, dal difficile rapporto con i suoi coetanei che lo prendono di mira per la sua diversità, fino alla scoperta dell'amore. "Brevemente risplendiamo sulla terra" è una storia di formazione che, attraverso il legame d'amore tra un figlio e una madre, parla di identità, differenza, di come impariamo ad abitare i sentimenti più grandi.
Trecento pagine sospese sull’ultima frase “il tramonto, come la sopravvivenza, esiste solo nel momento in cui sta per sparire”. La storia di un ragazzo e di due generazioni di donne che scappano dall’inferno del Vietnam e arrivano in America con l’unico scopo di continuare a nascondersi perché è possibile sopravvivere a tutto ma non alla propria pelle. “Già sei vietnamita”. Come se la storia fosse una colpa. Una lunga lettera scritta da un figlio alla madre. Little Dog è il nome del ragazzo: troppo piccolo e minuto e allora segnato dal nome “di una cosa senza valore” in modo che la vita stessa, scontrandosi con quel nome, lo potesse risparmiare. La madre si trova sospesa in una dimensione tutta personale, costruita su violenze fatte e subite. Una dimensione dalla quale non vuole e non riesce ad uscire e ne è testimonianza l’incapacità di parlare altra lingua che non sia il vietnamita anche se “parlare la nostra lingua madre significa parlare in vietnamita solo in parte, e parlare tutto in guerra”. La lingua spezzata, incapace di dare un nome alle cose e quindi condannandole a perdersi, diventa simbolo di un vuoto, prima ancora che della volontà di rivendicare il controllo sulla propria vita ancorandola alla storia collettiva del proprio paese.”C’è un linguaggio per definire il fallimento del linguaggio?”. Se “la memoria è una scelta”, sono le parole che svelano l’inganno e ogni volta strappano il velo della finzione. C’è un tentativo, in tutto il libro, di nascondersi al mondo nella convinzione che “fintanto il mondo non si accorgeva di noi, allora le regole del mondo non valevano”. Non valevano le violenze, non valevano i soprusi, non valevano le overdose di cui si moriva, nè la volontà di farsi a pezzi. Eppure “voglio convincere qualsiasi persona che la nostra vita è sufficientemente bella da meritare una replica" E allora nelle parole sono nascosti lampi di luce. E la memoria diventa una seconda possibilità. Un testamento ostinato della lingua alla ricerca di una scintilla. "Dicono che niente duri per sempre ma hanno solo paura che duri più a lungo di quanto possano amarlo"