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Interrogandosi su quali fossero stati i nodi attorno ai quali, tra i chiostri dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, si era andata definendo una «scuola» delle scienze sociali e della scienza politica, alcuni anni fa Lorenzo Ornaghi non ebbe grandi esitazioni a rilevare come soprattutto il «grande tema dello Stato» avesse occupato una posizione centrale. È allora tutt'altro che sorprendente che molti dei contributi in onore di Lorenzo Ornaghi raccolti in questo volume - in occasione del suo settantesimo compleanno - tornino a dirigersi proprio verso lo Stato, inteso nelle sue dimensioni istituzionali, nella sua mutevole configurazione dottrinaria, nelle sue relazioni con l'ordine economico, con l'assetto internazionale e con il multiforme arcipelago degli interessi, oltre che nel suo rapporto problematico con il 'politico'. Volgendo lo sguardo verso lo Stato fin dai suoi primi lavori, e inoltrandosi nella «bottega di maschere » della politica moderna, Lorenzo Ornaghi si è d'altronde trovato a percorrere il medesimo sentiero che Gianfranco Miglio aveva calcato per un tratto importante della sua carriera. Ma se ha accolto pienamente la sfida di quella che Miglio definì come «politologia concettuale», Ornaghi si è invece per molti versi mostrato (almeno implicitamente) più diffidente del suo Maestro rispetto alla convinzione di poter compiutamente dissolvere il cono d'ombra che avvolge l'«ermetico» della politica. E forse la più nitida conferma di un simile atteggiamento intellettuale giunge dalle stesse ricerche dedicate alla proteiforme natura dell'«interesse». Perché proprio nella mutevole forma dell'interesse, Ornaghi ha spesso invitato a ravvisare la più sorprendente manifestazione dell'enigma della politica moderna.