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"Non si tratta di opporre il pane allo spirito ma neppure lo spirito al pane; bisogna piuttosto riconoscere e vivere il pane come segno dello spirito e lo spirito come urgenza della condivisione del pane. L'uomo è l'aperto, talmente aperto da riuscire ad arrivare fino alla bocca dell'altro. Da questo punto di vista la carità è forse la forma antropologicamente più aperta di apertura, forse essa è il solo luogo all'interno del quale lo stesso pane, nella mano che lo porta alla bocca dell'altro, si trova trasformato in spirito. Forse l'uomo è un essere spirituale proprio perché sa rispondere al bisogno materiale dell'altro uomo. Forse la spiritualità di quell'essere spirituale che è l'uomo rivela il suo ultimo volto proprio nel pane spezzato e condiviso con l'altro. Forse la carità è l'umanità stessa dell'umano". Un filosofo che sa mirabilmente legare parola ed esperienza umana ci aiuta a evitare le 'trappole' dell'evidenza per condurci alle verità essenziali.