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La generazione è l'esperienza più fondamentale, intensa e imprevedibile che un essere umano possa vivere. Questa verità, comune a ogni cultura in ogni tempo, è attestata dalla Bibbia, con una stupefacente varietà di storie, dalla prima all'ultima pagina: essere padre, madre, figlio è uno dei primi modi della rivelazione di Dio, forse quello privilegiato. Esiste un intimo legame tra il mistero di Dio e la catena delle generazioni, come se Dio fosse il ?testimone' consegnato da una generazione all'altra e insieme il custode di quella realtà affascinante e temibile che è il generare. Il libro di Jean-Pierre Sonnet si apre con la esigente domanda sulle origini, che ogni genitore prima o poi si sente rivolgere: «Quando tuo figlio ti chiederà: perché?». L'interrogativo, tratto da un passo-chiave della Scrittura, impedisce di pensare e vivere in modo ripetitivo e automatico il rapporto tra le generazioni. Costringe i padri e le madri a raccontare che cosa li ha tenuti in vita e ha dato anima ai loro giorni, mettendoli così in condizione di essere genitori non solo secondo la carne, ma secondo la parola. Generare alla vita significa narrare, un atto sacro portatore di una fecondità segreta. La narrazione parla di come Dio si è fatto presente nella trama, quasi sempre nascosta, della storia, senza mai arrendersi ai rifiuti, ai rovesci, ai fallimenti, ma trovando con misericordia e ingegnosità incrollabili un varco sempre nuovo per incontrare gli uomini. Di tutto questo ci parla Sonnet attraverso un libro eccezionalmente luminoso, e a tratti commovente. La sua sapiente esplorazione restituisce alla fiducia i molti padri e le molte madri che in questo tempo rassegnato si scoprono privi di parole e racconti da dire ai figli. Saranno i figli stessi che reclameranno ai genitori il misterioso appuntamento tra le generazioni: «I più giovani possiedono l'arte di far tornare alla vita i loro genitori assenti, dimentichi della vita di Dio. Ancora e sempre, Dio visita il suo popolo attraverso la generazione che viene».