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Non è possibile dubitare che le cose del mondo nel quale abitiamo - le pietre, i monti, i laghi, le stelle, le piante, gli animali, il sangue... - ci si mostrino, ci si manifestino. Le distinguiamo, infatti, le osserviamo, ne parliamo in continuazione, le usiamo, le trattiamo in modo diverso a seconda di come esse, appunto, diversamente si manifestano. Ma, d'altra parte, non è possibile neppure dubitare che tutte queste cose, prese sia singolarmente sia collettivamente, in un certo modo sfuggano alla nostra osservazione e alla nostra conoscenza. Molte strutture da cui esse sono costituite e molte leggi da cui sono guidate nei loro comportamenti rimangono ignote. Quanto più la scienza attraverso i secoli è riuscita a manifestarle, tanto più si è accorta e ha dimostrato, soprattutto in questi ultimi tempi, che vi sono dei limiti invalicabili in questa radicale impresa. Nasce allora il fondamentale problema: questa mancanza di manifestazione, che accompagna tutte le cose e tutti i viventi a cui esse si manifestano, è una loro mancanza di essere o è soltanto il nascondimento di parte del loro essere? L'analisi condotta in questo libro del modo nel quale avvengono questa manifestazione e questa perdita porta decisamente alla seconda alternativa. Manifestazione e nascondimento delle cose e dei viventi appaiono allora come i problemi che stanno alla base della loro vita e della loro morte, avvolti però in una nuova luce.