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Il volume - nel quale viene tracciato un vasto panorama della scienza statualistica di mezzo secolo - è inteso a cogliere i vari concetti di Stato (elaborati dalla dottrina) sulla base dei metodi che li hanno prodotti. Questa analisi anzi offre assai più di quanto il titolo non prometta, dato che i metodi dell'Allgemeine Staatslehre non sono qui esaminati meramente in funzione della loro portata euristica, ma investono in modo diretto le principali tematiche della speculazione filosofica. La ricerca esordisce infatti considerando i principi filosofici dai quali prende avvio il nuovo pensiero statualistico. Nell'ordine, i problemi: gnoseologico, ontologico ed etico. Dopo un esame dei caratteri generali della dottrina dello Stato, nonché della prospettiva storica, a partire dall'illuminismo e dal romanticismo, l'analisi coglie la genesi del concetto di Stato, alla luce di una summa divisio, il cui criterio individuatore deve ricercarsi nell'unità o nella pluralità degli indirizzi metodologici che concorrono alla formazione del concetto di Stato. Espressioni di un criterio monistico sono le nozioni di Stato prodotte in virtù del solo metodo giuridico - come nel caso della Scuola kelseniana - o del solo metodo sociologico, al quale possono ricondursi le teorie di Smend, di Heller e di Schmitt. Espressioni di un criterio pluralistico - culminanti in un concetto composito di Stato - sono invece, tra le altre, le teorie di Jellinek, di Laun e di Nawiasky.