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Queste pagine ripercorrono le stagioni dell'opera poetica di Sereni (1913-1983), alla luce della meditazione etica e filosofica che mai il poeta lombardo disgiunse dalla propria scrittura. L'adesione al flusso dinamico del reale, appresa alla scuola estetica di Antonio Banfi, e le suggestioni dell'esistenzialismo tedesco di Karl Jaspers, il dialogo intellettuale intrattenuto per decenni con Sergio Solmi consentono di rilevare i modi con cui Sereni poté porsi al di là della temperie ermetica, sin dalla prima raccolta di versi (Frontiera), e di portare alla luce il disegno profondo sottostante ai testi delle raccolte successive (Diario d'Algeria, Gli strumenti umani e Stella variabile), fino al poemetto sul 'posto di vacanza', quando via via si accentua la precisione referenziale del tessuto lirico, aperto ormai alla pluralità dei registri, agli innesti narrativi e prosastici. La sezione conclusiva sottolinea poi - prendendo in esame alcune significative pagine critiche di Sereni su Dante, Ariosto, Virgilio e Petrarca - il legame vivo e dialettico che, nell?amalgama variegato dei propri versi, il poeta di Luino (non per questo meno ricettivo interprete del proprio tempo) intrattenne con la tradizione letteraria italiana.