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L'eredità di Gurdjieff ruota attorno a tre perni fondamentali, mondi solo apparentemente indipendenti: i libri, la musica e i Movimenti. Quando morì, nel 1949, lasciò diverse opere: la sceneggiatura di un balletto, tre libri, trecento composizioni musicali e altrettante danze, cui ci si riferisce comunemente come ai 'Movimenti', oltre a qualche registrazione in cui suona l'harmonium. Un tentativo di classificare questo variegato patrimonio culturale e spirituale desta alcune immediate domande: i suoi elementi sono interconnessi? Se sì, come? In che modo i libri, la musica e i Movimenti sono collegati con l'insegnamento di Gurdjieff? Hanno tutti la stessa importanza oppure uno di essi fa da centro di gravità attorno a cui ruotano gli altri come mere illustrazioni del nucleo? A questi interrogativi risponde nella sua documentata ricerca Wim van Dullemen, che per anni è stato pianista accompagnatore delle classi di Movimenti e li ha studiati nel dettaglio con un'allieva diretta di Gurdjieff, Solange Claustres. L'autore, con grande onestà intellettuale, tenta una ricostruzione storiografica della nascita e dell'evoluzione dei Movimenti, oltre che delle linee di trasmissione fondamentali attraverso cui sono arrivati fino a noi, contestualizzandoli nell'ambito del panorama artistico delle avanguardie dell'inizio del Novecento e suggerendo una serie di stimolanti paralleli culturali. Si può ormai avere accesso molto facilmente agli scritti e alle musiche di Gurdjieff, ma i Movimenti restano un'area del suo insegnamento più problematica, in quanto trasmessa unicamente attraverso l'esperienza degli allievi ed esposta a facili contaminazioni e strumentalizzazioni. Se, come afferma van Dullemen, non c'è libro che possa insegnare i Movimenti, la sua minuziosa ricerca offre al lettore il primo tentativo di fornirne una ricostruzione storica, oltre a trasmettere una comprensione più accurata delle origini di queste coreografie di gesti complessi e asimmetrici.