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L'eminente discepolo di Nisargadatta Maharaj espone le dottrine essenziali dell'advaita vedànta: tutto è uno, io sono l'assoluto. Il volume non ha la tradizionale forma dialogica ma si sviluppa in un discorso lineare, articolato per temi fondamentali: la natura del mondo fenomenico, il problema dell'individuo, la comprensione finale e la fine della schiavitù. Ne esce una visione organica di cui l'autore fa così un sunto: "Tutto ciò che c'è è la coscienza, che percepisce se stessa nella manifestazione fenomenica. Ciò che pensiamo di essere è mera apparenza, un'ombra priva di sostanza, laddove ciò che siamo realmente è la coscienza, il brahman senza forma. Questa comprensione equivale al totale annullamento dell'identità costruita nel corso degli anni. L'ultimo ostacolo al manifestarsi della verità, ossia dell'illuminazione, del risveglio, è infatti l'identificazione con un'entità separata. La verità definitiva, come hanno chiaramente affermato tutti i saggi, è che non c'è né creazione né distruzione, né nascita né morte, né destino né libero arbitrio, né sentiero né ottenimento. Questo è il tema del libro".