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L'autoriflessione è la pratica, il sentiero, l'atteggiamento mentale che caratterizza tutte le tradizioni spirituali che derivano dall'insegnamento del Buddha. Richiede il coraggio di esaminare con attenzione tutti i pensieri e le emozioni che sorgono di continuo nella mente, compresi i dubbi, le insicurezze, le tendenze egocentriche, le reazioni abituali che sembrano contraddire la sua natura illuminata e farsi beffe della pratica spirituale più assidua. È un paziente autoesame, un osservare e testimoniare ogni moto mentale senza accettare ciò che è positivo e rifiutare ciò che è negativo, senza formulare giudizi, senza attribuirgli troppo significato o troppa importanza: semplicemente, lasciar essere ogni pensiero, accettare ogni emozione, lasciare andare e venire ogni evento mentale senza intervenire. Può essere doloroso confrontarsi con gli aspetti meno elevati della mente, con un io che non abbandona mai le sue pretese e le sue lusinghe, ma è indispensabile se non si vuole che la pratica spirituale sia solo un ennesimo passatempo scisso dalla vita quotidiana e incapace di un reale cambiamento. Il segreto, come sempre, è non prendersi troppo sul serio. Dzigar Kongtrül Rinpoche cita le parole del Buddha: "Vi ho mostrato la via per la liberazione. Ora liberarvi dipende da voi" e le fa sue, esortando i discepoli e i lettori a prendere in mano la propria vita, a esaminare la loro mente e la loro esperienza perché, se non se ne assumono la responsabilità, nemmeno i buddha potranno cambiarle.