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"I nostri problemi non si risolvono tentando di risolverli". È quanto ci dice Krishnamurti in questi ultimi insegnamenti prima della sua morte nel 1986. "Invece - aggiunge - quando ci limitiamo a osservarli con la mente non agitata da pensieri di soluzione o di fuga, si dissolvono". Contemplarli come si guarderebbe "un prezioso gioiello, di squisita fattura", ci porta di fatto a una "totale liberazione da ciò che ci arrecava sofferenza". Se ci si sforza di pervenire a una soluzione, invece, non si fa altro che rendere maggiore la complessità di qualsiasi problema. Se ci è possibile distoglierci dalla battaglia e sbarazzarci del nostro egoismo, allora la sofferenza svanisce ed è nato l'amore. Krishnamurti ci ricorda che tutto questo avviene con tanta più efficacia quando ci sbarazziamo di tutto ciò che sappiamo o presumiamo di essere, e meditiamo: che significa niente di più che lasciar cadere all'istante le nostre ferite, le nostre paure, l'ansia, la solitudine, la disperazione e il dolore. "È questo il fondamento, è questo il primo passo; e il primo passo - insiste Krishnamurti - è l'ultimo passo". E una delle domande che questo libro pone al lettore è: "Sei abbastanza audace da compiere questo passo vitale?".